MANICOMIO “MANDALARI “ DI MESSINA
Riassunto, dalla relazione al progetto di risanamento e riconversione dell’Ospedale”L. Mandalari” di Messina a firma di: arch. G. Aveni, arch. S. Geraci, ing. G. Pugliesi, ing. A. Russo (capogruppo) ing. A.Teramo, ing. L. Zingales. 14 novembre 1989.
Cenni storici.
Il progetto dell’Ospedale Mandalari di Messina risale al 1889, a firma dell’ing. Felice Monoliti col titolo “Adattamento del Convento di S. Maria di Gesù a Ritiro per Casa di Salute”: si trattava della riconversione di un ex convento danneggiato dagli straripamenti del torrente S. Michele-Badiazza. L’area annessa all’ex convento era abbastanza estesa: delimitata ad ovest dal torrente Ritiro; a sud dal torrente S. Michele-Badiazza, oggi viale Giostra; ad est dal torrente Tremonti-Ritiro (ex strada militare); e a nord dai terreni Cassisi. L’ex convento aveva forma quadrangolare, attorno all’attuale piazzale d’ingresso.
Da quell’originario nucleo, acquistato nel 1890 dal dott. Lorenzo Mandalari -che già aveva operato nel Manicomio di Aversa dopo la laurea nel 1884- si sviluppava rapidamente il “Manicomio Privato Mandalari”; mentre “Casa di Salute” era la denominazione che prendeva il pensionato annesso al Manicomio nel 1897, che ancora oggi conserva tale denominazione sul prospetto sud sopra la caratteristica veranda semiottagonale.
Il proprietario e direttore -compartecipe attivo, con numerosi studi e pubblicazioni, dello sviluppo della psichiatria- riteneva opportuno, dopo avere istituito il primo embrione di “colonia agricola” con vaccheria per le attività dei ricoverati, di ampliare nel 1904 e nel 1905 l’area ospedaliera per sviluppare la colonia agricola già fiorente.
Ancora, anche per rendere più agevole l’accesso dalla Provinciale, nel 1906 acquistava un ampio vigneto di 22.000 mq. tra l’attuale Viale Giostra e la Via Palermo : dove poteva ampliare le attività ergo-terapiche, e realizzare un viale -intitolato all’ing. Caselli, suo collaboratore- che finalmente, mediante un ponticello sul torrente, consentiva l’accesso diretto dalla Provinciale (attuale Via Palermo).
Nel 1907, era in piena efficienza una struttura con 300 posti letto nel Manicomio e 22 nella Casa di Salute; oltre ad una dotazione di aree ed edifici attrezzati per le attività dei ricoverati e per i servizi generali. Questa azione veniva proseguita, dopo la morte del fondatore, avvenuta nel terremoto del 1908, dai suoi eredi e principalmente dal nipote, avv. Filippo Mandalari.
Nel 1928 l’Amm.ne Provinciale di Messina entrava in possesso dell’Ospedale; e successivamente, il 27 giugno 1930, contraendo un mutuo decennale di L. 8.000.000 con la Cassa Nazionale delle Assicurazioni Sociali, acquistava dagli eredi Mandatari la proprietà dell’intera struttura.
A quella data il complesso ospedaliero ospitava 1230 ricoverati; che diventavano 1330 al 31 maggio 1931, sebbene il Commissario Prefettizio dell’epoca valutasse, come limite massimo, il numero di 800 posti letto a lavori di ristrutturazione ultimati.
Negli anni successivi venivano espropriate le aree confinanti ad est tra il torrente Tremonti-Ritiro e l’attuale confine: per ampliare le strutture ospedaliere e trasferirvi quei padiglioni -come l’isolamento- ubicati nella colonia agricola tra il torrente S. Michele-Badiazza e la Provinciale. Veniva inoltre ampliata l’area della colonia agricola, lasciandovi ubicata la lavanderia e ampliando sia le attività agricole che quelle di lavoro.
Già molto tempo prima della legge 180/78, l’Amm.ne Prov.le si era orientata verso l’edificazione di un nuovo manicomio in contrada Papardo, poi riconvertito in Ospedale Generale.
Ciò aveva creato una situazione di attesa e di sospensione di ogni intervento sulla vecchia struttura, dando inizio ad una fase di progressivo degrado e al contrarsi proprio degli aspetti più “moderni” dell’organizzazione sanitaria fino alla cancellazione di quelle attività che avevano collocato l’Ospedale Mandalari all’avanguardia in campo nazionale.
La legge di riforma dei servizi psichiatrici trovava impreparata l’Amm.ne Prov.le -che addirittura aveva deciso di procedere alla costruzione di un nuovo Manicomio- e, paradossalmente, la stessa riforma contribuiva all’arretramento ulteriore di una situazione già compromessa.
L’attuazione della riforma sanitaria in Sicilia e l’avvento delle UU.SS.LL consentiva di tamponare le emergenze più gravi, e di gettare le basi di una nuova sensibilità nei confronti del grande numero di ricoverati che dovevano continuare ad essere assistiti.
Questa nuova sensibilità, con le nuove più consistenti disponibilità finanziarie, consentiva di delineare una concreta ipotesi di risanamento: finalizzata all’assistenza dei ricoverati, ma anche proiettata verso una futura utilizzazione secondo gli indirizzi della legislazione vigente.
Si è voluto, in questa premessa, evidenziare, mediante una breve ricostruzione storica, l’attualità del presidio realizzato dal dott. L. Mandatari per sottolineare gli aspetti “moderni” cui fare riferimento nelle operazioni di risanamento.
In definitiva si è voluto tratteggiare il carattere organico e integrato dell’intero complesso originariamente concepito come “luogo” di UNA COMUNITA’ RESIDENZIALE PER LUNGODEGENTI, così come proposto dal Coordinatore dei S.T.T.S.M. dell’U.S.L. 41, dott. Di Pietro, nella sua proposta di riconversione secondo un concetto “urbanistico” e per ciò stesso proiettato ben oltre il carattere della “pura e semplice residenzialità, più o meno coatta” verso una più complessa articolazione di residenze, attività integrative e luoghi e occasioni di scambio sociale.
L’operazione di risanamento e riconversione pertanto, delimitando gli ambiti di intervento all’interno dei criteri che sono alla base della legge di riforma 180/78 nonché della più recente produzione legislativa e normativa nazionale e regionale per l’edilizia sanitaria e ancora delle caratteristiche stesse del territorio urbano in cui la struttura si colloca e infine delle potenzialità offerte dalla stessa struttura complessivamente intesa, non solo consente di adeguare i singoli padiglioni ai più attuali standards di sicurezza e igienico-sanitario ma acquista il significato della programmazione della spesa per il raggiungimento di obiettivi perseguibili a brevissima scadenza nella direzione del “superamento manicomiale” e di una nuova politica, anche nella nostra città, verso i disabili, gli anziani e gli emarginati.